Come italiani, la nostra idea di caffè è legata al culto dell’espresso da bar: un paio di sorsi e via, senza aggiungere nulla di ciò che vediamo aggiungere all’estero. Cannella o altre spezie sono guardate con sospetto, e i “bibitoni” made in USA sono criticati aspramente e apertamente.
Caffè speziato e caffè “corretto”
Vi sorprenderà sapere, però, che quando il caffè comincia a fare la propria comparsa nella società (inizialmente quella solo mediorientale) questo era molto simile a quello che oggi viene venduto con enorme successo nelle caffetterie estere, vale a dire “condito” con spezie fra le quali a farla da padrone era il cardamomo.
Non solo, ma c’erano diverse ricette per fare il caffè: non solo quella che conosciamo oggi basata sull’estrazione, ma anche la versione bollita, a partire dai chicchi, oppure con la polvere pestata e tritata mescolata al vino. Questa in particolare era quella utilizzata di più al momento dello sbarco del caffè in Europa. Oggi può sembrare stravagante, ma pare che questa antichissima abitudine sia alla base dell’attuale ricetta per il caffè corretto, molto di moda nei paesi dell’Est Europa ma anche in alcune regioni italiane.
Prima ancora di essere bevuto per piacere, a ogni modo, il caffè era considerato, per i nord europei, un medicinale: utile per curare debolezza e stati emotivi che oggi definiremmo “depressi”. A Roma, invece, il Vaticano lo considerava diabolico perché proveniente da aree del mondo non cristiane, finché Papa Clemente VIII non ebbe modo di assaggiarlo: dopo averlo vietato, fu felice di cambiare idea! Le fonti storiche non sono concordi sul tipo di caffè preferito dal pontefice dell’epoca, ma pare che lo adorasse amaro e senza nessun tipo di aggiunta. Proprio come gli italiani moderni!