Come nascono le caffetterie?

Oggi i bar e le caffetterie sono così numerosi da superare le 150.000 unità solo in Italia: sono luoghi familiari presso i quali darsi appuntamento lontano da casa e l’esercizio commerciale più frequentato dagli italiani a parte i supermercati.

Un’invenzione mediorientale

Nonostante il loro essere così comuni, hanno una storia nobile che parte da lontanissimo: nel XVI secolo esistevano locali analoghi presso gli Ottomani, dove consumare bevande calde o fredde e parlare di argomenti come gli affari o la poesia o dove ascoltare musica. Una prerogativa di tutto il Medio Oriente, questi tipi di locali arrivano in Europa solo con la battaglia di Vienna, quando l’Impero ottomano diffuse costumi e abitudini anche dalle nostre parti.

I caffè letterari che oggi nel nostro paese faticano ad avere successo sono pronipoti di quelle strutture, e diretti discendenti della loro declinazione in chiave europea – luoghi riservati alla borghesia medio-alta come risposta ai salotti degli aristocratici.

Se il primo caffè in assoluto viene aperto nel 1684 a Vienna da un polacco entrato in contatto con gli Ottomani, più in generale i primi esercizi di questo tipo nascono grazie a mercanti greci di passaggio per via dei frequenti scambi col bacino del Mediterraneo: non è un caso che si chiami Grecian una delle prime caffetterie di Londra, mentre è ancora in attività il Caffè Greco di Roma, nato nel 1760.

La trasformazione moderna

Nell’Ottocento, accanto ai locali per bere il caffè così come importati dall’attuale Turchia, iniziano a diventare di moda delle altre modalità di caffetteria, quelle “alla parigina”, con grandi spazi esterni dove osservare quello che in italiano chiameremmo lo struscio.

Non ci sono più solo argomenti alti dei quali discutere, ma il piacere di stare all’aperto e rilassarsi: per certi versi, una caratteristica comune ai locali proprio come gli Starbucks o i Costa e i Tim Horton (queste ultime due popolari catene in Inghilterra e Canada, rispettivamente).

La nascita del bar, almeno in Italia, è successiva alla fine delle guerre mondiali e all’esplosione del boom economico: le giornate diventano frenetiche, il lavoro da fare è molto e nasce l’esigenza di consumare la propria dose di caffeina senza perdersi in conversazioni-fiume.

È un passaggio epocale che pur senza dare il colpo di grazia alle caffetterie all’antica crea comunque i presupposti per la nascita di una nicchia che le contiene: oggi posti mitici come il Caffè Florian a Venezia o Le Giubbe Rosse a Firenze sono stupendi ma frequentati sono in situazioni straordinarie. Il contrario di ciò che un caffè dovrebbe rappresentare.

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